Distretto Nord

Le geometrie variabili della politica nordirlandese: come vota l’Alliance?

Uno dei maggiori dibattiti della politica nordirlandese durante l’ultimo decennio è se l’Alliance sia più vicina ai nazionalisti o agli unionisti. Nel rigido dualismo identitario del panorama politico nordirlandese, che difficilmente ammette posizioni intermedie, sono stati in molti, all’interno dell’establishment, a cercare una qualche collocazione. Alcuni esponenti nazionalisti e repubblicani hanno criticato il partito e i suoi esponenti, definiti “unionisti in sedicesimo” e “attendisti”, ma negli ultimi anni sono stati soprattutto gli unionisti ad attaccare l’Alliance, accusandolo di essere “filorepubblicano” e “anti-unionista”. Un’antipatia che ha inizio nel voto favorevole dell’Alliance per la riduzione a 15 dei giorni in cui la Union Jack sventola dal Municipio di Belfast, in linea con la legislazione nazionale (la bandiera, in precedenza, sventolava tutti i giorni), e che è giunta ai massimi livelli alla vigilia delle elezioni locali del 2019.

Poco prima delle votazioni, infatti, alcuni candidati dello UUP di Belfast Est sono giunti a collegare l’Alliance con l’IRA, e personalità quali Ruth Dudley Edwards hanno definito il Partito come uno specchietto per le allodole di Sinn Féin nella conquista repubblicana del Municipio di Belfast. Una strategia che si è rivelata un boomerang, se si pensa alla forte crescita del voto per l’Alliance a spese soprattutto dello UUP (ormai ridotto a 2 seggi). In ogni caso, sono stati in molti ad aver tentato un raffronto tra il voto dell’Alliance e quello degli altri partiti, ma nessuna di queste ricerche è giunta a risultati definitivi, e non di rado le stesse sono state tacciate di partigianeria.

Se però consideriamo le sedute svoltesi periodo tra il 5 maggio del 2015 e il 29 aprile del 2019, ossia nel periodo in cui sono disponibili i resoconti delle sedute, possiamo avere un’idea più chiara su come i vari partiti abbiano votato a ogni tornata. Per “voto di partito” si intende un voto in cui la maggioranza dei consiglieri dello stesso hanno votato in un certo modo, poiché le occasioni in cui i singoli membri dei partiti hanno votato in modo diverso non sono mancate.

 

 

Questi dati dimostrano la presenza di blocchi elettorali ben precisi nel Consiglio Comunale di Belfast: alcuni partiti votano insieme di frequente, altri no. I partiti che hanno votato insieme in più occasioni sono DUP e UUP (77%), mentre quelli che hanno votato insieme meno frequentemente sono UUP e Sinn Féin e DUP ed SDLP, in entrambi i casi con una quota del 26%. Da notare che, se i due maggiori partiti unionisti hanno votato insieme il 77% delle volte, i due principali partiti nazionalisti (SDLP e Sinn Féin) hanno votato insieme solo nel 66% dei casi. E, per quanto riguarda l’Alliance, possiamo vedere che i casi in cui la stessa ha votato con l’SDLP (69%) e Sinn Féin (60%) sono di gran lunga più frequenti di quelli in cui ha votato con lo UUP (37%) e con il DUP (34%).

Si è spesso parlato, negli ultimi anni, dei tentativi di rafforzare il fronte dei moderati, ossia UUP ed SDLP (ricordate il “Vota Colum, avrai Mike”?), ma nella prassi questi due partiti hanno votato insieme solo il 33% delle volte, contro il 69% di SDLP ed Alliance. Il fronte moderato, in qualche modo, esiste, ma di fatto comprende SDLP ed Alliance, mentre lo UUP è di fatto più vicino al DUP che a chiunque altro. DUP e Sinn Féin, dal canto loro, sono stati spesso accusati di atteggiamenti consociativi, ma nella prassi, al Consiglio Comunale di Belfast, hanno fatto fronte comune in solo un terzo delle votazioni.

Ciò, tutto sommato, non dovrebbe stupire. Al di là delle identità contrapposte, e della differente valutazione di figure ed eventi storici, i due partiti sono profondamente diversi in termini di linea politica. Per fare un paragone con la situazione italiana, è possibile paragonare il DUP a Fratelli d’Italia e Sinn Féin alla Sinistra di Fratoianni: come si può anche solo immaginare un’alleanza tra i due? Tuttavia, tra le questioni che uniscono i due partiti, ce ne sono due che non mancano di suscitare polemiche: i finanziamenti ad eventi ed associazioni locali e una certa ritrosia a superare l’identitarismo.

Finita la stagione del predominio unionista, quando sventolare un tricolore irlandese era un problema persino a Falls, e terminata di fatto quella della reazione nazionalista, con le proteste contro le parate orangiste, i due maggiori partiti, al di là delle accuse rituali, sembrano giunti a un tacito compromesso: tu accetti le mie feste, io accetto le tue, tu accetti i miei simboli nella mia zona, io i tuoi simboli nella tua. Un compromesso che, nei momenti più caldi della stagione delle parate, si traduce come “tu tieni sotto controllo la tua gente, io la mia”. E così, nel recente voto del Consiglio Comunale per mettere al bando le bandiere paramilitari, una mozione dell’Alliance per vietare lo sventolamento di qualsiasi bandiera dai pali della luce – un provvedimento, ovviamente, che colpirebbe tanto i tricolori quanto le Union Jack – è stata bocciata da un voto congiunto di Verdi, Sinn Féin, DUP, UUP e PUP.

Questi dati, chiaramente, non dicono tutto. Non tutte le votazioni, ad esempio, hanno la stessa importanza (e le questioni relative a bandiere e identità possono non essere così importanti, se non fosse che la stabilità del Nordirlanda passa anche da questo); ma, nel complesso, i risultati sono piuttosto univoci. I partiti unionisti votano insieme più spesso di quelli nazionalisti, mentre è raro che i partiti unionisti e quelli nazionalisti votino insieme. Si può inoltre notare come l’Alliance voti più spesso assieme ai nazionalisti che non con gli unionisti.

Vote yellow, get green, come diceva un consigliere unionista? Sembrerebbe di sì, in base alla ricerca, ma non necessariamente in “quel” senso. L’Alliance, ad esempio, può votare con i partiti nazionalisti per issare la bandiera arcobaleno sul Municipio in occasione del Pride, ma non necessariamente voterebbe con loro per rimuovere completamente la Union Jack dal Municipio, mentre la mozione di cui sopra sembra la prova di come l’Alliance non voglia semplicemente la sostituzione di un simbolo con un altro. In ogni caso, questi stessi dati dimostrano come tanto gli unionisti quanto i nazionalisti hanno bisogno dell’Alliance per avere una maggioranza, e il voto del partito è in questo cruciale. Le elezioni comunali del 2019 hanno lasciato in eredità un consiglio frammentato tra un maggior numero di partiti, con un aumento del peso dei partiti non identitari e pertanto ci saranno diverse vie per creare una maggioranza. Sarebbe interessante vedere se le tendenze rilevate nella ricerca si confermeranno.

Giuseppe Cappelluti

 

 

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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