BrexitDistretto NordNeon Caledonia

L’indipendenza della Scozia e il cadavere dell’Unione

Ancora una volta, un’elezione nazionale ha visto la Scozia e l’Inghilterra galoppare in direzioni opposte. Mentre Nigel Farage esigeva la terribile vendetta dei leavers inglesi sui politici che non avevano consegnato la Brexit, a nord del confine la notte apparteneva a Nicola Sturgeon. Il leader SNP ha guidato il suo partito a una quota di voti del 38 percento, il suo risultato migliore in assoluto nelle elezioni di Bruxelles, dando la metà dei sei seggi della Scozia al Parlamento europeo. Laburisti spazzati via del tutto, mentre i Tories, i Lib Dems e il Brexit Party si sono spartiti un posto a testa. Sulla scia del suo trionfo, una tenace signorina, Miss Sturgeon, ha dichiarato questa settimana che “vuole materializzare” un nuovo referendum sull’indipendenza scozzese “verso la seconda metà del prossimo anno”.

Lo spettro della fine dell’unione centenaria è tornato a perseguitare gli inglesi. Solo cinque anni fa, dopo una campagna di divisioni molto aspre e in quello che l’SNP aveva promesso sarebbe stato un evento “unico per una generazione”, gli scozzesi hanno respinto l’indipendenza col 55%. Da allora, l’adesione allo Scottish National Party si è gonfiata con gli indipendentisti che hanno iniziato a invadere le strade marciando con regolari manifestazioni; sono decine di migliaia di persone che chiedono a gran voce “# Indyref2”. Ritengono che il primo ministro caledone, Nicola Sturgeon, è stata fin troppo lenta per sfruttare l’impopolarità della Brexit, che il 62 per cento degli scozzesi ha respinto nel referendum del 2016. Consapevole di queste pressioni e rinvigorito dai nuovi risultati europei, l’SNP esporrà oggi le regole per un secondo referendum sull’indipendenza in un progetto di legge del parlamento scozzese. Passerà – ma Westminster deve ancora dare il via libera a un voto legalmente vincolante. Le obiezioni dei Tory potrebbero dimostrarsi meramente accademiche. Jeremy Corbyn ha in precedenza affermato che sarebbe stato “assolutamente buono” con un secondo referendum sull’indipendenza e che “non lo avrebbe bloccato” se Holyrood (il parlamento semi-autonomo di Edinburgo) lo avesse promulgato. Il calcolo del leader laburista – confermato dalle urne – è che un altro schiocco delle elezioni generali darebbe ai militanti SNP un numero sufficiente di seggi per creare o distruggere un governo minoritario laburista a Westminster. Miss Sturgeon è un’operatrice spietata, forgiata nel crogiolo infuocato della politica di Glasgow, e avrebbe un esatto allettante tornaconto per aver messo l’onorevole Corbyn a Downing Street. Il potere di tenere un altro referendum sull’indipendenza in un momento a sua scelta sarebbe il premio più dorato di tutti. In ogni caso, l’indipendenza scozzese è tornata e suona come un problema e il successore di Theresa May dovrà presto affrontare una minaccia per il Regno Unito di gran lunga più esistenziale di qualsiasi altra idea dei negoziatori della Brexit di Bruxelles. Ce ne sono alcuni, tra cui quelli del partito conservatore, che pensano che sia una questione per gli scozzesi, e se vogliono lasciare il Regno Unito, buona fortuna a loro. Questo è sconsiderato calcolo all’estremo non porta de nessuna parte, perché il separatismo non funziona nel vuoto. Gli ultranazionalisti scozzesi sono vicini ai neonazionalisti gallesi di Plaid Cymru. Una fuga scozzese non solo delizia il secondo: darebbe loro un progetto. In tutto il Mare d’Irlanda, la minaccia di un nuovo duro confine fisico tra la Repubblica e l’Irlanda del Nord ha già rafforzato il sostegno alla riunificazione. L’indipendenza scozzese farebbe sembrare improvvisamente plausibile un’Irlanda Unita. Un processo iniziato con la secessione della Scozia potrebbe concludersi in breve con l’Inghilterra isolata. La rottura della loro unione luga 312 anni si rivelerebbe finanziariamente rovinosa per la Scozia e politicamente devastante per l’Inghilterra. Attualmente gli scozzesi godono della seconda più alta spesa pubblica pro capite nel Regno Unito: una cultura “freebie” che sarebbe difficile mantenere se il rubinetto di HM Treasury fosse disattivato. Ma la rottura dell’unione sarebbe più di questo. Sarebbe una tragedia storica, la fine dell’alleanza di maggior successo tra i popoli che il mondo ha conosciuto. L’Union Jack, sotto la quale gli scozzesi e gli inglesi hanno combattuto e sono morti, sarebbe  abbattuta per non risorgere mai più. Compatrioti che diventerenno stranieri nelle rispettive terre e la storia del Regno Unito scriverebbe il suo capitolo finale. C’è chi si oppone. Gli Scottish Conservatives, guidati dalla popolare Ruth Davidson, stanno spingendo per un nuovo “Dipartimento dell’Unione” a Whitehall inteso a rafforzare i legami tra le nazioni. Si pensa che il prossimo primo ministro a Downing St dovrebbe approvarlo. La prospettiva di difficoltà finanziarie impedisce a molti degli elettori scozzesi di convincersi sull’indipendenza, ma uscire attraverso una Brexit dirompente e costosa potrebbe cambiare la situazione. Gli strateghi del SNP stanno ponendo le loro speranze su una combinazione di No-Deal addizionata al primo ministro dal nome Boris Johnson. Mr Johnson non gode della sua reputazione di “amabile canaglia” a nord del confine e nelle Sei contee dove è visto da molti come “anticristo”,  disonesto, poco serio, inetto, rovinosamente elegante e londinese. Da questa crina, l’ultranazionalismo caledone crede di poter alienare il popolo scozzese, spingendo ancora di più nella colonna indipendentista. Il prossimo primo ministro britannico deve consegnare la Brexit ai negazionisti della democrazia referendaria del ‘Remain 2 x 2’ e liberarli dai feriti ma vincitori del gruppo di ricerca europeo di Jacob Rees-Mogg. Deve anche disincagliare l’unione dall’acceleratore del SNP che sta stringendo la presa giorno dopo giorno. I nazionalisti non furono sconfitti nel 2014: fu solamente un appuntamento rimandato. Vedono un Regno Unito indebolito e distratto come un’opportunità da dissanguare per elevare l’agognata autodeterminazione. Qualunque cosa accada con la Brexit e chi sostituisce Theresa May, la Gran Bretagna presto dovrà rimboccarsi le maniche in una lotta per la sua stessa esistenza.

Väinämöinen

Då Som Nu För Alltid https://www.youtube.com/watch?v=bubOcI11sps

Related Articles

Close