Distretto Nord

Londra respinge l’idea di una “consultazione” con Dublino sulle modalità di governo dell’Irlanda del Nord

A dicembre, un gruppo trasversale di parlamentari ha redatto un rapporto sull’Accordo del Venerdì Santo a 25 anni di distanza e sul suo buon funzionamento o meno. Il rapporto ha prodotto una serie di raccomandazioni e ora il governo ha risposto a queste raccomandazioni, di fatto gettando acqua sul fuoco e affermando che la Repubblica d’Irlanda non può aspettarsi alcun contributo negli affari interni della provincia. La commissione per gli affari dell’Irlanda del Nord è composta da tre conservatori, un laburista e un indipendente, oltre a Carla Lockhart e Jim Shannon (DUP), Claire Hanna (SDLP) e Stephen Farry (Alliance) – anche se i due parlamentari del DUP non sono d’accordo con la relazione finale pubblicata dalla commissione a dicembre. Il rapporto della commissione aveva affermato che, poiché le “istituzioni sono instabili e inclini al collasso”, sarebbe stato necessario attuare una serie di riforme.

Il documento raccomandava di:
Eliminare i titoli di “First e Deputy First Minister” e sostituirli con “Joint First Minister”, riscrivendo il Northern Ireland Act del 1998;

Garantire che il Presidente dell’Assemblea dell’Irlanda del Nord sia eletto dai deputati con una supermaggioranza di due terzi (attualmente il Presidente viene eletto o dalla maggioranza assoluta dei deputati presenti, compresa una maggioranza di unionisti e nazionalisti, o dal 60% dei deputati presenti, di cui almeno il 40% di nazionalisti e unionisti), anche in questo caso riscrivendo la legge del 1998;
Avviare una “revisione indipendente” delle istituzioni dell’accordo; e l’istituzione di “un’Assemblea dei cittadini dell’Irlanda del Nord” – in pratica un grande gruppo di discussione di residenti comuni, che dovrebbe discutere vari temi caldi e formulare raccomandazioni (cosa che già avviene nella Repubblica).

Il rapporto della commissione afferma che i cambiamenti dovrebbero avvenire “in stretta consultazione con il governo irlandese”. Quest’ultima frase è stata una delle ragioni per cui i membri del DUP della commissione hanno dissentito dal rapporto. Nella loro dichiarazione, rilasciata separatamente dal rapporto, i due parlamentari avevano sottolineato che “non può esserci alcun ruolo per il governo irlandese negli affari interni dell’Irlanda del Nord”. Ora la risposta del governo alle suddette raccomandazioni è stata pubblicata per intero.  Non approva o respinge categoricamente il concetto di “assemblee di cittadini”. Tuttavia, le proposte di cambiare le modalità di elezione dello speaker, di creare dei Primi Ministri congiunti e di avviare una revisione dell’Accordo del 1998 sono state accolte con un deciso “no”.

Dato il recente ripristino dell’Esecutivo dell’Irlanda del Nord, una revisione dell’Accordo o un emendamento del Northern Ireland Act del 1998 non sono presi in considerazione in questo momento“, si legge nella risposta del governo.

E a proposito del ruolo di Dublino, ha dichiarato: “Rimaniamo impegnati a mantenere l’approccio tripartito da tempo stabilito per gli affari dell’Irlanda del Nord, il che significa che qualsiasi riforma delle istituzioni devolute, il primo filone, è principalmente di competenza dei partiti nordirlandesi e del governo del Regno Unito. Naturalmente cercheremmo anche di garantire il coinvolgimento del governo irlandese nel caso di una riforma sostanziale dell’accordo, in linea con la prassi consolidata…“.

Le questioni relative alle istituzioni dello Strand One sono e rimarranno di competenza del governo britannico e delle parti nordirlandesi“.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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