Distretto Nord

Se avessimo saputo nel 1994 quello che sappiamo oggi sull’Accordo del Venerdì Santo non avremmo mai avuto il cessate il fuoco della UVF, avverte il PUP

Il Progressive Unionist Party - vetrina politica della formazione paramilitare lealista UVF - ha dichiarato che non ci sarebbe mai stato un cessate il fuoco nel 1994 se i lealisti avessero saputo cosa c'era in serbo con il Protocollo dell'Irlanda del Nord

 

 

Il partito ha rilasciato una dichiarazione all’indomani della sentenza della Corte Suprema, che ha stroncato una causa di due anni intentata dagli unionisti per far dichiarare illegale il Protocollo. Ma nonostante la sconfitta in tribunale, gli unionisti hanno affermato che il testo della sentenza in realtà rivendica la loro convinzione che il Protocollo abbia minato la posizione costituzionale dell’Irlanda del Nord, indipendentemente dal fatto che sia tecnicamente illegale o meno. In una dichiarazione del vice leader del PUP, Russell Watton, consigliere comunale di Coleraine ed ex membro della UVF, si legge che:

“Nel 1998 questo partito ha sostenuto l’Accordo di Belfast sulla base di promesse fondamentali relative a presunte garanzie per l’Unione. Nel 1994 abbiamo sostenuto e infine convinto i lealisti a chiedere un cessate il fuoco. La base del sostegno del lealismo all’Accordo di Belfast e della nostra capacità di far cessare le violenze nel 1994 si fondava sulla promessa che il principio del consenso avrebbe impedito qualsiasi riduzione dello status costituzionale dell’Irlanda del Nord come parte del Regno Unito.La Corte Suprema ha ora confermato in modo decisivo che il principio del consenso non protegge in realtà l’Unione, ma punta solo alla cessione definitiva della sovranità . Sono profondamente preoccupato e a livello personale mi sento tradito. Il leader del nostro partito ha detto l’anno scorso e lo ripeto ora: Se avessimo saputo che il principio del consenso era in realtà puramente simbolico, non avremmo mai vinto la disputa nel 1994 e non avremmo potuto in buona coscienza raccomandare ai lealisti di sostenere l’Accordo di Belfast nel 1998.”

 

 

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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