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Theresa May si dimette da Primo Ministro: “Non sono stata in grado di portare a termine la Brexit”

Nel comunicato con cui annuncia il suo futuro a Downing Street Theresa May ha detto di aver “fatto del mio meglio” per siglare un accordo sulla Brexit.

Ha affermato: “È e resterà sempre una questione di profondo dispiacere per me non essere stata in grado di portare a termine la Brexit”.

“Ho cercato di rendere il Regno Unito un paese che funziona non solo per pochi privilegiati ma per tutti e per onorare il risultato del referendum sull’Unione Europea”, ha detto.

Theresa May ha rilasciato una dichiarazione fuori dal portone del numero 10 di Downing Street dopo l’incontro con il presidente dell’influente Comitato Conservatore 1922, Graham Brady, avvenuto alle 9 di questa mattina.

Un’elezione interna al partito Conservatore avrà luogo per scegliere il successore di Theresa May come Primo Ministro, che vede l’ex ministro degli Estri Boris Johnson in pole position.

Theresa May è stata sottoposta a forti pressioni che ne chiedevano le dimissioni, dopo che il nuovo piano presentato questa settimana per condurre in porto la Brexit è stato respinto sia dagli avversari politici che dai membri del suo stesso partito.

Mercoledì sera la leader della Camera dei Comuni Angela Leasdom ha annunciato le sue dimissioni dal gabinetto, dicendo che non credeva nella possibilità di condurre in porto la Brexit.

La deputato conservatrice Helen Grant ha lasciato il gabinetto venerdì mattina, dicendo che voleva sostenere “attivamente e apertamente” un nuovo governo.

La Brexit è stata rinviata al 31 ottobre, dopo che i parlamentari si sono ripetutamente rifiutati di sostenere l’accordo sulla Brexit presentato dal Primo Ministro.

Il presidente del Consiglio dell’Unione Europea, Donald Tusk, dopo aver concesso l’estensione, ha esortato il Regno Unito a usare il tempo con saggezza.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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