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Le regole di etichettatura del Windsor Framework taglieranno fuori le imprese nordirlandesi dalle catene di approvvigionamento britanniche

Christopher Howarth è un ex consigliere speciale del Ministero degli Interni, ricercatore parlamentare per il Gruppo di Ricerca Europeo e candidato conservatore alle elezioni generali del 2019

Il Protocollo nordirlandese, ora chiamato Windsor Framework – dal nome del Fairmont Windsor Park Hotel e non, come si potrebbe essere portati a credere, dal Castello di Windsor – è, come il suo nuovo nome suggerirebbe, una masterclass in spin over substance. Eppure, nonostante tutti i sotterfugi a malapena celati, esso (o più precisamente una piccola parte di esso – lo Stormont Brake) è riuscito a ottenere la maggioranza alla Camera dei Comuni, con 515 voti a favore e 29 contrari. Mentre il Comitato consultivo legale dell’ERG pubblicava un’analisi giuridica forense del Framework, concludendo che non era una soluzione, gli spadaccini del governo potevano controbattere inviando la propria confutazione anonima, piena di spin e mezze verità, per far passare i parlamentari vacillanti. Si trattava di un’abile manovra, se non di una politica o di un governo particolarmente intelligenti. Allora è tutto risolto? Niente affatto. Il Windsor Framework non ha risolto i problemi che avrebbe dovuto affrontare: la condivisione del potere e l’accordo di Belfast. Stormont è ancora al collasso e le frizioni commerciali sul confine con il Mare d’Irlanda permangono. Prima del voto, molti parlamentari erano portati a credere che, pur non essendo una soluzione a lungo termine, il Quadro si sarebbe rivelato almeno in qualche modo vantaggioso per aiutare il commercio a fluire più liberamente tra due parti del Regno Unito. Purtroppo non è così. Per molti aspetti, la nuove legge quadro è in realtà molto peggiore persino dello status quo. Prendiamo un esempio: l’etichettatura. Attualmente, i prodotti alimentari che vanno dal continente all’Irlanda del Nord sono soggetti al cosiddetto periodo di grazia e non richiedono alcun controllo o conformità. Nell’ambito dell’accordo, il Regno Unito rinuncia al periodo di grazia (e al NI Protocol Bill), facendo rientrare tutti questi prodotti nel quadro normativo. Come ulteriore concessione, questi prodotti dovranno ora essere etichettati come “non destinati all’UE”. La proposta di legge dell’UE afferma che: “La marcatura deve essere apposta sull’imballaggio in un punto evidente, in modo da essere facilmente visibile, chiaramente leggibile e indelebile. Non deve essere in alcun modo nascosta, oscurata, sminuita o interrotta da altre scritte o immagini o da qualsiasi altro materiale intermedio. La marcatura deve riportare le seguenti parole: ‘Non per l’UE'”. Per completare l’opera si aggiunge che: “Un cartello contenente la dicitura “Non per l’UE” deve essere posto accanto al cartellino del prezzo o a un elemento equivalente sugli scaffali dell’esercizio in cui i prodotti al dettaglio sono presentati al consumatore finale”. A prescindere dal fatto che sia appropriato per un Paese indipendente dover etichettare i propri prodotti alimentari come non adatti alla vendita nel regime di un vicino, questo ha il potenziale di paralizzare le catene di approvvigionamento dell’Irlanda del Nord. Gli autotrasportatori nordirlandesi hanno già avvertito che “le nuove richieste di un sistema di etichettatura da parte dell’Unione Europea disferanno o riallineeranno la catena di approvvigionamento dell’Irlanda del Nord”. È facile capire perché, come spiega il documento Q&A dell’UE: “La Commissione e il governo britannico hanno concordato i requisiti per l’etichettatura dei prodotti agroalimentari al dettaglio a diversi livelli: singolo, scatola, cartelli sugli scaffali e poster. Ad esempio, dal 1° ottobre 2023, la carne preconfezionata e il latte fresco saranno etichettati singolarmente”. In pratica, ciò significa che tutti i fornitori della Gran Bretagna dovranno produrre due linee di prodotti, una per il continente e una per l’Irlanda del Nord, cosa che M&S aveva già avvertito in precedenza. Poiché ogni prodotto ha bisogno di un’etichetta e i prodotti sono spesso refrigerati o congelati in scatole sigillate, questo deve essere fatto in fabbrica. Ciò significa che le fabbriche devono sapere quanto spedire nell’Ulster e non possono utilizzare magazzini intermedi con merci che potrebbero essere destinate o meno a tale destinazione. In altre parole, l’obbligo di etichettatura mette un grosso ostacolo all’integrazione dell’Irlanda del Nord nelle catene di approvvigionamento britanniche, che offrono prodotti più economici rispetto a quelli della Repubblica d’Irlanda proprio grazie alle loro dimensioni comparative e alle relative economie di scala. Non sorprende che le imprese nordirlandesi siano in rivolta: un sondaggio (sottaciuto) condotto da Logistics UK afferma che “ben oltre la metà delle imprese di spedizione britanniche non intende ristabilire relazioni commerciali con l’Irlanda del Nord”. Quindi, un piccolo dettaglio per i negoziatori del Numero 10 ha potenzialmente tagliato fuori l’Ulster dalla principale catena di approvvigionamento britannica di cui ha beneficiato, dirottandola verso l’UE e l’Irlanda – e contribuendo a diluire le ragioni economiche del Regno Unito. Un dettaglio che non è contenuto nelle schede di Downing Street e nemmeno nella dichiarazione del Primo Ministro, ma che è molto importante nonostante queste misteriose sviste. Con le elezioni alle porte, la maggior parte dei parlamentari è comprensibilmente stanca del Protocollo sull’Irlanda del Nord e sperava vivamente che questo fosse una soluzione. Ma la questione rimane ed è inevitabile: l’etichettatura è prevista per ottobre. Quindi, cosa dovrebbe fare il Governo? L’istinto potrebbe essere quello di ignorare il problema. Non sarebbe saggio: gli scaffali vuoti in Irlanda del Nord non farebbero altro che infiammare la situazione politica. Forse cambieranno rotta e insisteranno affinché tutto il Regno Unito etichetti le proprie merci con la dicitura “Non per l’UE”; è palesemente ridicolo, ma se questo è inaccettabile per Birmingham perché imporlo a Ballymena? Purtroppo, il Protocollo richiederà ulteriori azioni da parte del Governo. Sarà necessario il disegno di legge sul NIP, attualmente sospeso alla Camera dei Lord ma ancora possibile da riattivare, e come minimo rimuovere l’obbligo di etichettatura prima che questo escluda l’Irlanda del Nord dalle catene di approvvigionamento britanniche.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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