Distretto Nord

Sarei entrata nell’IRA senza pensarci, dice la rettrice di St. Andrews

Murales IRA, BelfastLa prima rettrice irlandese dell’Università di Saint Andrews in Scozia irrita la famosa istituzione.

Louise Richardson, nata in Irlanda ma cittadina americana di adozione, si ritiene sia l’unica accademica di alto livello ad aver ammesso di essere stata tentata ad arruolarsi nell’IRA.

Comunque è diventata una delle maggiori autorità sul terrorismo.

Richardson ha preso il posto di prima donna a guidare St Andrews lo scorso marzo – la terza università in ordine di nascita nel mondo inglese.

Il suo arrivo nell’ufficio del rettore è stato un notevole viaggio. Nel gennaio 1972 lei era una giovane ragazza cattolica di 14 anni, una di sette figli, abitante nella piccola cittadina di Tramore, nella Contea di Waterford, quando sentì che 27 partecipanti ad una marcia per i diritti civili erano stati feriti, e 13 di essi morirono, sotto il fuoco del British Parachute Regiment.

Era già una repubblicana, ed il Bloody Sunday accrebbe il suo senso di ingiustizia a tal modo che i suoi ansiosi genitori la rinchiusero nella sua stanza per evitare che prendesse parte ad una marcia di protesta a Newry, 300 miglia lontano da casa.

“Sarei entrata nell’IRA senza pensarci”, ha scritto nell’introduzione al suo libro, pubblicato nel 2006, What Terrorists Want.

Invece divenne la prima della famiglia ad entrare in università. SI iscrisse al Trinity College, a Dublino, istituzione dominata dai protestanti, lavorando come cameriera di sera per pagarsi gli studi.

All’università lei e un suo amico più stretto furono invitati ad entrare nella branca studentesca dell’IRA. Mentre l’amico decise di entrare ugualmente, Louise decise che l’omicidio era sempre sbagliato, qualunque fosse la motivazione.

Preferì esprimere il proprio repubblicanesimo utilizzando il gaelico come linguaggio preferito.

Partecipò ad un anno di scambio di studi all’Università della California. Andò e decise di ritornare negli Stati Uniti appena terminati gli studi al Trinity. Lasciò l’Irlanda nel 1979, l’anno della visita di Giovanni Paolo II a Dublino.

Prese il dottorato all’Università di Harvard, dove insegnò Relazioni Internazionali, e divenne decano esecutivo del Radcliffe College, che aiutò a trasformarsi in n rispettabile istituti per gli studi avanzati. Istituì un corso sul terrorismo, su richiesta degli studenti, nel 1996.

E’ sposata con un dottore americano, da cui ha avuto tre figli. Quando il più giovane compì 14 anni, decise di cercare altre opportunità. Di tutte le offerte ricevute, quella di St Andrews fu la più allettante, anche se voleva dire lasciare l’America.

Gli attacchi dell’11 settembre l’hanno messa alla ribalta come una dei pochi accademici capaci di parlare con cognizione di terrorismo. Fece conferenze e parlò dinnanzi ad un comitato del Senato.

Nel suo libro, contraddicendo direttamente quanto George Bus riferì agli americani, Richardson asserì che il mondo non fu cambiato dall’11 settembre. Lo fu solo la politica estera statunitense. Disse anche che per fermare i terroristi era necessario comprendere le loro motivazioni.

Riferì che i 3.000 morti causati da al-Qaeda l’11 settembre sono poca cosa rispetto al numero di americani uccisi ogni anno dai vicini di casa, o chi commette suicidio, muore in incidenti d’auto o beve fino a morirne.

Quando gli editori del libro della Richardson lessero interamente il manoscritto, chiesero di rimuovere il capitolo nel quale parlava dell’11 settembre. Lei rispose che preferiva restituire l’anticipo ed annullare la pubblicazione. Ritirarono la loro richieste… come altri potrebbero aver fatto.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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