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Boris Johnson: le accuse ai soldati del Bloody Sunday “sono politica, non giustizia”

L’ex ministro degli Esteri Boris Johnson ha affermato che qualsiasi azione legale contro i veterani dell’esercito in servizio durante il Bloody Sunday riguarderebbe la politica, non la giustizia.

Sabato sul Daily Telegraph era uscita la notizia che quattro ex paracadutisti potrebbero di essere accusati di omicidio. I veterani adesso avrebbero tra i 60 e i 70 anni.

Tredici persone morirono il 30 gennaio 1972, quando i soldati del Reggimento Paracadutisti britannico aprì il fuoco sui manifestanti per i diritti civili a Derry. Una quattordicesima vittima morì qualche mese dopo per i traumi subìti.

L’inchiesta Saville ha concluso nel 2010 che tutti gli uccisi o feriti erano innocenti.

Scrivendo sul Telegraph di domenica, Boris Johnson ha detto che “sembra molto probabile” che i soldati coinvolti nel Bloody Sunday saranno accusati formalmente.

L’ex sindaco di Londra ha dichiarato di ritenere che ciò causerebbe “una furiosa reazione da parte della popolazione”.

“È disgustoso che stiamo perseguitando questi uomini anziani per aver fatto ciò che ritenevano fosse il loro dovere, in uniforme e in base agli ordini ricevuti, come soldati del reggimento paracadutisti”, ha scritto Johnson.

“Che tipo di mondo è – ci si potrebbe chiedere – dove possiamo mettere ex-soldati sul banco degli imputati per omicidio, e contemporaneamente dire agli assassini dell’IRA che possono farla franca?

“Stiamo davvero proponendo di mandare vecchi soldati a morire in prigione – dopo aver dato a dozzine di terroristi ricercati una carta di esonero dalla prigione in base all’Accordo del Venerdì Santo? È equilibrato?

Tuttavia, il deputato conservatore ha riconosciuto che l’argomentazione “non costituisce di per sé un’obiezione sufficiente a evitare un processo”.

Johnson ha scritto che deve essere accettato che un grave crimine fosse stato commesso e che “nessuno – nemmeno un soldato britannico fondamentalmente leale e benintenzionato – dovrebbe in linea di principio essere esonerato dalla giustizia”.

Ha scritto che il problema principale con qualsiasi processo sarebbe che non ci sono nuove prove da scoprire dopo l’inchiesta Saville.

“La risposta è che non si tratta di giustizia, ma di politica”, ha scritto Johnson.

“L’obiettivo non è quello di arrivare alla verità di questo episodio o di qualsiasi altro, ma è solo una concessione allo Sinn Fein, un gesto per il sentimento nazionalista, parte della complessa politica di riavvio del governo provinciale a Stormont. Ci costerà milioni di sterline”.

Ha detto che qualsiasi processo avrebbe solo colpito la “miseria di alcuni vecchi” e inviato un “terribile avvertimento” a chiunque pensasse di unirsi alle forze di sicurezza.

“Sapranno di non poter contare sull’esercito, sul ministero della Difesa, sui politici o su chiunque altro per proteggerli o mostrare buonsenso: l’intera faccenda è un disonore e dovrebbe essere eliminata nel modo più tranquillo e rapido possibile” Jha concluso Boris Johnson.

La parlamentare di Foyle, Elisha McCallion, ha dichiarato che i commenti di Boris Johnson sono “irrispettosi e offensivi” per le famiglie delle vittime.

“Le osservazioni hanno anche mostrato mancanza di rispetto al caso in corso sul massacro, tentando di anticipare l’esito legale”, ha detto la rappresentante dello Sinn Féin.

“Quello che è successo nel Bloody Sunday non è stato un «errore giudiziario», come ha affermato Boris Johnson: è stato un omicidio ed è per questo che è in corso un’inchiesta sulla strage.

“I parenti delle vittime del Bloody Sunday hanno fatto una lunga campagna per ottenere verità e giustizia e hanno diritto alla giustizia.

“Tutti i parenti di quelli uccisi durante il conflitto hanno diritto alla verità su ciò che è accaduto ai loro cari e il governo britannico ha bisogno di intensificare e attuare i meccanismi già concordati”.

Dopo i risultati dell’inchiesta di Saville, il primo ministro David Cameron aveva fatto scuse ufficiali alla Casa dei Comuni per il Bloody Sunday, descrivendo le uccisioni come “ingiustificate e ingiustificabili”.

Due anni dopo, nel 2012, la PSNI ha lanciato un’indagine per omicidio e ha trasmesso i file al Public Prosecution Service nel 2016.

La polizia ha concluso che le accuse relative al Bloody Sunday potevano essere portate contro 18 ex soldati.

Il 14 marzo il Public Prosecution Service annuncerà quale azione, se necessario, dovrà essere intrapresa contro gli ex soldati.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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