Distretto Nord

Coronavirus: Murphy, Sinn Féin, conferma la linea del partito di accettare l’aiuto delle truppe britanniche inviate nelle Sei Contee

Lo Sinn Fein è pronto a sostenere una richiesta del ministro della salute di usare l’esercito britannico per combattere il coronavirus nell’Irlanda del Nord.

L’unionista Robin Swann ha detto che definirà con gli altri ministri di appoggiare una richiesta immediata del MACA (Aiuti militari ai civili) la prossima settimana.

Tuttavia, dato il passato che si è vissuto nella provincia, qualsiasi giocata a dama per riportare i soldati della corona in strada nelle Sei Contee si dimostrerebbe una mossa politicamente controversa e pericolosa.

Ma il ministro dello Sinn Fein Conor Murphy ha indicato che il suo partito prenderebbe favorevolmente in considerazione tale richiesta se necessario.

“Stiamo per salvare vite umane e questa è la priorità numero uno, non stiamo parlando di politica in questo momento – tutte le regole si sono infrante”, ha detto quando gli è stata posta la questione.

“Stiamo per salvare vite umane e proteggere la comunità, quindi qualsiasi assistenza possiamo ottenere da qualsiasi luogo ls considereremo assolutamente, questa è la nostra priorità.”

Se ricollocato nella regione, uno dei suoi compiti principali sarebbe quello di costruire un ospedale nel sito dell’ex prigione paramilitare vicino a Lisburn, per una seconda ondata di casi in autunno.

Swann ha rivelato la sua intenzione di portare la questione ai leader di Stormont in risposta a una domanda avvenuta durante il briefing stampa di ieri sul coronavirus a Belfast.

“Ho detto all’Assemblea un certo numero di settimane fa che non avrei rifiutato alcuna offerta ragionevole di sostegno anche se fosse venuta da parte dell’esercito britannico”, ha detto.

“Abbiamo già visto che viene utilizzato per tirare su strutture in tutto il Regno Unito. Quando dovremo impiegarlo qui nell’Irlanda del Nord, lo faremo. Probabilmente presenterò una richiesta MACA all’ esecutivo all’inizio della prossima settimana per assicurarmi che quel processo vada avanti, perché non posso permettermi di fare qualsiasi cosa che metta a rischio la vita di qualcuno. Perché alla fine di questa pandemia ci sarà solo una cosa che ci divide – quelli che sono ancora vivi e quelli che sono morti”.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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