Distretto Nord

Dal danno fatto a Stormont non si torna indietro

A meno che il DUP non faccia un'altra sorprendente inversione di rotta, le possibilità di ripristinare un esecutivo intercomunitario svaniranno definitivamente

A meno che il DUP non faccia un’altra sorprendente inversione di rotta, le possibilità di ripristinare un esecutivo intercomunitario svaniranno definitivamente

Dalla firma dell’Accordo del Venerdì Santo, quasi un quarto di secolo fa, sono state molte le occasioni in cui l’inizio di un nuovo anno è stato accolto con valutazioni generalmente negative sullo stato delle nostre strutture di Stormont. Tuttavia, è difficile ricordare una fase in cui c’era un pessimismo così netto e diffuso su qualsiasi prospettiva che le istituzioni decentrate potessero realizzare una qualche forma di progresso tangibile a favore dei cittadini nordirlandesi che soffrono da tempo. Di fronte a quella che sembra destinata a diventare la peggiore recessione economica da una generazione a questa parte, e con il servizio sanitario che subisce una calamità dopo l’altra
le indicazioni sono che ai politici eletti localmente sarà impedito di svolgere un ruolo nella ricerca di soluzioni e che dovremo invece affidarci a un’amministrazione di Westminster completamente screditata e disinteressata. Mentre il taoiseach Leo Varadkar, nel corso di un’intervista alla Press Association pubblicata un paio di giorni fa, ha sottolineato la volontà dell’Unione Europea di adottare un approccio fantasioso allo stallo del protocollo, ci sono poche prove di una simile flessibilità da parte del DUP. Ciò che è particolarmente deprimente è che il DUP dà l’impressione di essere piuttosto soddisfatto di aver cercato di presentare erroneamente il dibattito sul protocollo come un’elementare e antiquata disputa tra fazioni arancioni e verdi. Bisogna riconoscere che diverse parti sono state responsabili della sospensione di Stormont nel corso dei decenni, ma pochi partiti hanno mai mostrato il livello di cinismo associato al DUP negli ultimi mesi. Gli alti esponenti del DUP sapevano che il protocollo era una conseguenza inevitabile della Brexit e hanno accettato apertamente il potenziale offerto dai nuovi accordi, finché non sono stati sfidati da frange dell’unionismo che hanno sempre rifiutato i principi di condivisione del potere alla base dell’Accordo del Venerdì Santo. Piuttosto che correre il minimo rischio di essere messo alle strette a destra, il DUP si è ritirato in una rozza politica di boicottaggio che potrebbe garantire che la devoluzione come l’abbiamo conosciuta non ritorni mai più. Anche se si dovesse raggiungere un accordo tra l’UE e il Regno Unito, come Vardkar ha previsto come ragionevole possibilità, il danno alle relazioni interpartitiche a Stormont è già stato fatto. A meno che il DUP non faccia un’altra sorprendente inversione di marcia, le possibilità di ripristinare un esecutivo intercomunitario svaniranno definitivamente e il più ampio dibattito sulle opzioni costituzionali dominerà i lavori.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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