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I capi lealisti: “Non ci sarà mai un’Irlanda unita”

I "lealisti di strada", come si fanno chiamare, avvertono sul pericolo dell'hard border e della riunificazione irlandese

Il banner all’Ulster’s Freedom Corner di East Belfast proclama: “Il domani ci appartiene”, accompagnato dalla mano rossa dell’Ulster, il simbolo della lealtà alla corona britannica e al Regno Unito.

In questo murale, la mano è chiusa in un pugno.

Le gigantesche gru chiamate Sansone e Golia dei cantieri Harland and Wolff incornicialo il murale, evocando una ricca storia economica cui i lealisti sono orgogliosamente legati.

Durante una piccola camminata lungo Newtownards Roads, quattro lealisti – oppure “lealisti di strada”, come uno di loro ha descritto il gruppo – hanno parlato candidamente con il giornalista dell’Irish Times di un passato irrisolto e di un futuro incerto a causa della Brexit.

Tutti e quattro sono lealisti incalliti, veterano non solo del conflitto trentennale terminato con l’Accordo del Venerdì Santo del 1998, ma anche della fragile pace che ne è scaturita.

È una pace che affronta la più grande minaccia dalla clamorosa decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea e da tutte le complicazioni che ne derivano per l’isola di Irlanda.

Parlando all’interno di un centro comunitario a East Belfast, lungo una strada ornata di festoni con la Union Jack e il simbolo dell’Ulster per le commemorazioni del 12 luglio, i quattro uomini, tutti sostenitori del processo di pace e di migliori relazioni nell’isola, avvertono che espongono le loro opinioni personali e non quelle dei gruppi di cui fanno parte.

Tre di loro, Winston Irvine del Progressive Unionist Party – collegato alla UVF -, Jackie McDonals dell’Ulster Political Research Group – ala politica dell’UDA – e l’ex parlamentare del DUP Sammy Douglas hanno votato per restare in Europa al referendum sulla Brexit di tre anni fa.

Il quarto uomo, Rob Williamson, coordinatore del network di sostegno Reach Project, aveva votato per abbandonare l’Unione Europea. Ha ammesso di aver votato contro i suoi interessi di organizzatore della comunità – il suo gruppo riceve fondi dalla UE – ma ha detto che “c’è un fiume di soldi che vanno all’Europa”.

Hanno differenti punti di vista sulla Brexit ma “la sicurezza costituzionale ” dell’Irlanda del Nord all’interno del Regno Unito è “la cosa che ci unisce”, ha affermato Williamson.

McDonald dice che sapeva, ben prima del voto di giugno 2016, che ci sarebbero stati “problemi con il confine” se la gente avesse appoggiato la Brexit, con la Repubblica che rimaneva nell’Unione Europea.

Minacce di guerra

Jackie McDonald ritiene che i politici stiano lanciando “minacce di guerra” dicendo che la Brexit influenzerà il processo di pace. Si lamenta del fatto che poche persone abbiano cercato il punto di vista dei lealisti sulla questione, che ha messo in evidenza le annose debolezze dell’Accordo del Venerdì Santo che ancorano la pace nordirlandese.

“La nave era stata varata ma non è mai stata attrezzata”, ha dichiarato McDonald.

Questi lealisti vedono i ripetuti avvertimenti del Taoiseach (primo ministro) Leo Varadkar e del Tánaiste (vice primo ministro) Simon Coveney sulla minaccia di un ritorno alla violenza, sull’importanza del backstop nell’accordo sulla Brexit e sui rischi che comporta un hard border (un confine che prevede i controlli alla frontiera) – tutte questioni sollevate come obiezioni del Governo alle posizioni britanniche pro-Brexit – che potrebbero minare le buone relazioni di vicinato con la Repubblica.

“C’è la sensazione che 20 anni di buona volontà siano persi dopo le dichiarazioni aggressive del governo irlandese. Questo è un pericolo”, ha detto Williamson. Sottolinea che l’accordo di Belfast copre un milione di protestanti, ma ritiene che il governo non riconosca l’intera popolazione tutelata dall’accordo “facendo tutte queste dichiarazioni inesperte”.

Per questi quattro uomini non c’è pericolo di interrompere le relazioni perché la maggioranza della popolazione nordirlandese, oltre il 56%, ha votato restare nell’Europa ma non vuol dire che la maggioranza vorrebbe restare in Europa facendo parte di un’Irlanda unita.

“Spostare le placche tettoniche costituzionali è molto pericoloso e molto irresponsabile”, ha avvertito Irvine. Ha detto che “la maggior parte delle persone” nelle loro comunità non vorrebbe un ritorno ai “giorni bui del passato”, ma è preoccupato per come i giovani lealisti, che non hanno memoria dei Troubles, potrebbero reagire alla posizione costituzionale del Nord Irlanda nel Regno Unito erosa in un mondo post-Brexit.

“La mia paura è che ci siano persone che non hanno vissuto tutto questo [i Troubles, ndt], e quindi pensano che o abbiano perso qualcosa o non comprendono appieno quale sarebbe l’impatto di ritornare letteralmente in battaglia sulle questioni costituzionali. Anche se nessuno lo vuole, potremmo facilmente ritrovarci in quella situazione”, ha detto l’eminente lealista.

McDonald ha dichiarato che “chiunque abbia sale in zucca non vuole un hard border“, ma i giovani lealisti lo vorrebbero perché “se esiste un confine che ci separa, allora non ci sarà sicuramente un’Irlanda unita”.

Douglas riconosce che c’è un “profondo cambiamento” tra i nazionalisti moderati e che con la post-Brexit potrebbero votare in un referendum “per una sorta di Irlanda concordata”. Sebbene ritenga che non si arriverà ad un’Irlanda unita, è preoccupato per ciò che potrebbe scaturire dalla Brexit.

“Le rappresentative di UDA, UVF e Red Hand Commando hanno siglato la decommissioning (la distruzione degli arsenali e delle armi, ndt) perché l’unione era sicura. Se osservi l’intera situazione, adesso nessuno sa ciò sta per accadere”.

Pensa che “è molto probabile” che il nazionalismo inglese e scozzese possano distruggere il Regno Unito ed è preoccupato su ciò che potrebbero portare i prossimi anni e una più ampia interruzione politica in tutto il Regno Unito.

“Non torneremo alla guerra ma le attitudini possono cambiare. Questo è il mio timore” ha affermato Douglas.

Irvine non pensa che i due contendenti alla leadership del partito Conservatore, Boris Johnson e Jeremy Hunt, vorranno lasciare l’Unione Europea alla fine di ottobre senza un accordo – come hanno minacciato -, ma riconosce l’esistenza di un grande rischio nelle potenziali conseguenze di una Brexit senza accordo. Un governo britannico guidato da Jeremy Corbyn (o da membri del suo partito) con “una sorta di affinità con i nazionalisti irlandesi” nella dirigenza laburista potrebbe mandare “onde d’urto” negli organismi politici del Regno Unito, in particolare in Irlanda del Nord.

Ha puntato il dito contro la “pazzia” dei discorsi su “un’Irlanda concordata, una nuova Irlanda o un’Irlanda unita” quando il Nord “non è in grado di gestire le relazioni tra vicini di casa cattolici e protestanti che vivono a pochi metri gli uni dagli altri”.

“È assolutamente ridicolo pensare che possa esserci una transizione pacifica dall’Irlanda del Nord che rimane nel Regno Unito a una sorta di nuovo assetto costituzionale dell’Irlanda del Nord all’interno di una specie di sovranità della Repubblica d’Irlanda”, ha affermato Irvine.

Douglas avverte che un tale cambiamento costituzionale comporterebbe il passaggio da una minoranza nazionalista del Nord a una minoranza protestante in “un’Irlanda concordata” in cui si vedrebbero sempre unionisti.

Sammy Douglas, Jackie McDonald e Robert Williamson
Da sinistra: Sammy Douglas, Jackie McDonald e Robert Williamson

Complicazioni

McDonald respinge l’idea puntando a complicazioni quotidiane più pratiche di un’Irlanda unita.

“Come gestirà la Garda Síochána (la polizia della Repubblica d’Irlanda, ndt) un milione di protestanti e la probabile percentuale di essi che sarà coinvolta nel crimine o qualsiasi altra cosa potrebbe accadere perché non tutti sarebbero contenti di questa nuova Irlanda?”, ha detto.

Il leader dell’UDA crede che un hard border significherebbe “uniformi” sul confine, che diventerebbero bersagli di militanti repubblicani dissidenti e potenzialmente provocherebbero la reazione da parte dei lealisti.

“Quindi la violenza deriverà da ciò che accade al confine e che il lealismo potrebbe vendicare? Potrebbe partire tutto dalla frontiera. Non inizierà a East Belfast o a Shankill Road “, ha detto, riferendosi al cuore lealista della città.

I lealisti trasmettono il senso della necessità di risolvere dall’interno la crisi identitaria nazionalista indotta dalla Brexit – e con soluzioni radicali. Due dei lealisti non si fidano del governo britannico.

“La Gran Bretagna ci scaricherebbe al mattino se le circostanze fossero giuste”, ha dichiarato McDonald.

“Questo è un posto pericoloso in cui trovarsi. Non ti fidi del governo irlandese, del governo britannico o di quello europeo, quindi c’è quel pericolo che le persone sentono quando si trovano rinchiuse in un angolo”, ha detto Douglas.

Williamson ha detto che lo Sinn Féin e altri che vogliono un sondaggio sul confine per l’unificazione irlandese “non hanno detto alla gente ciò che un’Irlanda unita comporta”. Ha detto che, dopo la Brexit, dovrebbero essere prese in considerazione altre opzioni: una confederazione Irlanda del Nord-Scozia, con l’Irlanda del Nord e la Scozia che diventerebbero “semi-indipendenti” oppure la Repubblica “che rientra nelle Isole Britanniche” o si ricongiunge al Commonwealth.

Una risicata maggioranza all’ipotetico sondaggio sul confine sarebbe pericolosa quando sono possibili “un’intera gamma di soluzioni” e “una singola scelta binaria” tra l’Irlanda unita o rimanere nel Regno Unito “non sarà più rilevante dopo la Brexit”.

“Il cinquanta per cento più uno sarebbe probabilmente porterebbe ad una guerra civile”, ha detto Williamson.

Tutti e quattro i lealisti vogliono vedere più stretti legami transfrontalieri con la Repubblica e pensano di dover convincere i nazionalisti dei benefici di appartenere al Regno Unito, “non insultandoli come facciamo di tanto in tanto”, ha affermato Douglas.

“Penso che questa sia una delle isole più belle del mondo”, ha detto McDonald, che si reca in vacanza e ha buoni amici nella Repubblica. “Non abbiamo uragani, tempeste o terremoti, se potessimo vivere insieme, questo sarebbe il posto giusto”.

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René Querin

Di professione grafico e web designer, sono appassionato di trekking e innamorato dell'Irlanda e della sua storia. Insieme ad Andrea Varacalli ho creato e gestisco Les Enfants Terribles.

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