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Johnson sbanca il secondo voto ma la sorpresa si chiama Rory Stewart

Nella corsa per la leadership Tory (e per il numero 10 di Downing Street), ci sono stati due candidati per molto tempo: quello che risponde all’acronimo BJ (Boris Johnson), e quello che risponde all’acronimo CTBJ (Chiunque Tranne Boris Johnson). Quest’ultimo gruppo è stato ridotto a cinque candidati, dopo l’eliminazione di Dominic Raab, colui che incarnava la Brexit più ferocemente proattiva, al punto di proporre la sospensione, se necessario, del parlamento in modo di agevolare al Regno Unito di lasciare l’UE il 31 ottobre.

Johnson ha confermato il suo status di favorito, sbancando di nuovo nel secondo voto più sostenitori del gruppo parlamentare conservatore (126) rispetto a qualsiasi dei suoi rivali, e sembra chiaro che sarà sulla lista finale di due nomi da presentare ai 160.000 militanti del partito (98% bianchi, tre quarti uomini e quasi metà sono over 65) per scegliere il loro nuovo leader alla fine del mese prossimo.

Il suo rivale sarà Jeremy Hunt (attuale ministro degli esteri, 46 voti), Michael Gove (Ambiente, 41 voti), Rory Stewart (Sviluppo internazionale, 37 voti) o Sajid Javid (Interno, 33 voti)

La candidatura di Stewart, fino a poco tempo fa un virtuale sconosciuto, ha preso piede nei giorni scorsi, dopo la sua buona prestazione nel dibattito televisivo di domenica scorsa, in cui ha sottolineato l’assurdità di un’uscita senza accordo dall’Unione Europea, e la possibilità di dover richiedere una nuova estensione alla fine di ottobre in modo che il nuovo primo ministro abbia il tempo di rinegoziare con Bruxelles, o almeno di preparare un atterraggio morbido.

È il candidato del centro tradizionale di destra. E sebbene difenda la Brexit come espressione della volontà popolare, è l’unico che si oppone a farlo in modo disordinato il 31 ottobre per rispettare le scadenze attuali.

È quello che Boris Johnson teme di più, al punto che il Daily Telegraph (consegnatosi totalmente all’ex sindaco di Londra, forse in cambio di una riduzione delle tasse sui milionari e di una riduzione della regolamentazione della stampa e dei media audiovisivi) ha lanciato una campagna contro di lui sostenendo che lavorava per i servizi di intelligence  (come se fosse un crimine).

Tutti i rivali pensano, tuttavia, che il partito conservatore abbia perso la fiducia dei suoi elettori per non aver reso possibile la Brexit, e che la loro sopravvivenza dipende dall’uscita durante la notte di Halloween, comunque. Un sondaggio indica che il 45% della base del Tory apprezzerebbe avere come leader il maverick populista di estrema destra, Nigel Farage.

Domani ci sarà il terzo voto e, se necessario, giovedì ci sarà un quarto voto per ridurre il numero di candidati a due, i candidati finali tra cui la militanza dovrebbe eleggere il nuovo leader e il primo ministro britannico.

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