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Il lato sinistro del cuore

Esclusi i clienti, che erano solo quattro e non corrispondevano alla descrizione della vicina di casa, escluso qualche giro losco di Mafia e papponi, che di solito non si comportano in modo così sofisticato, restavano gli innamorati respinti. Le telefonate, le gomme del fidanzato, quella strana cosa della posta… le visite notturne, se davvero c’erano state… mi sembrava tutto abbastanza chiaro. Una gelosia morbosa, da matto, un amore malato…
Rita, così si chiamava il mio cliente, di storie importanti finite male, male per loro, se ne ricordava tre. Un tipo che stava in città e faceva il rappresentante, un istruttore di tennis che se ne era andato col cuore a pezzi subito dopo e un altro, uno più giovane, uno studente un po’ strano. Di questo, che era stato il primo in ordine di tempo, il mio cliente me ne parlò solo mentre stavo per andare via, quasi esitando. Disse soltanto che era uno a cui piaceva starla a guardare. A guardare? sì, mentre leggeva, si truccava, mangiava o si vestiva. O dormiva, appunto.
Iniziai da quello. Ma all’indirizzo che avevo c’era una famiglia di meridionali, adesso, che non seppe dirmi nulla a parte farmi vedere il bollettino di una rata da pagare per il secondo anno di ingegneria, mai ritirata da nessuno. Col rappresentante non so dire se fui più fortunato o no, perché era morto tre settimane prima, in un incidente stradale. L’istruttore, invece, aveva lasciato alla posta l’inidirizzo nuovo e mi feci dare dal 12 il numero di telefono. Lo chiamai, ma aveva una segreteria con sotto il Bolero di Ravel che diceva che sarebbe tornato solo il giorno dopo. Andai dal fidanzato attuale, allora, ma anche da lui non ricavai molto. Faceva il pittore e mi ricevette nella mansarda che usava come studio. C’erano ritratti del mio cliente in tutte le posizioni, su tutte le pareti. Mi guardavano tutti.
“Sono contento che Rita abbia deciso di chiamare qualcuno… così si toglierà dalla testa certe fantasie. Per me sono quelle pillole che prende da quando ha avuto l’esaurimento nervoso che la fanno star male. Dà importanza ad un sacco di cose che non c’entrano niente, come le gomme della mia macchina”.
“Perché, non gliele hanno tagliate le gomme?”
“Bucate, non tagliate. E guardi che la macchina era in garage, con la saracinesca chiusa a chiave. Sarò passato su un chiodo… va bene, due chiodi, senza accorgermene. Quanto alla cassetta della posta, lei che va in giro spesso sa quanti teppisti ci siano, perfino nei quartieri alti. Hanno distrutto anche la mia, sa? a lei non è mai successo?”
“Mai, anche se sto in un quartieraccio”.
“Fortunato. Mica per la cassetta, perché con ventimila lire… per le lettere. Io e Rita ci scriviamo delle lettere bellissime, molto profonde. La sensibilità è una delle sue caratteristiche più marcate… la sensibilità, una sensualità morbida e avvolgente, una fragile, struggente dolcezza… e un’infedeltà naturale, quasi istintiva. Posso farle una domanda?”
Aveva le mani più lunghe e sottili che avessi mai visto e le teneva congiunte davanti al volto, succhiandosi la punta dei pollici. Era più vecchio del mio cliente, molto più vecchio. Capii cosa voleva chiedermi appena si morse un labbro, come per cercare le parole.
“No, può stare tranquillo. Io sono solo un investigatore privato pagato per risolvere un problema e basta. Non voglio altro. E poi… lui non è esattamente il mio genere”.
“Aspetti a dirlo. E non dica lui, per favore, dica lei. A parte un piccolo particolare la mia Rita è una donna… anzi, una bambina. Non crede?”
No, non lo credvo, ma non glielo dissi. Mi feci mostrare la porta del garage, sempre chiusa a chiave, senza segni di scasso e me ne andai convinto che avesse ragione, che fossero tutte coincidenze e che l’uomo della notte fosse solo un sogno dovuto ad un eccesso di ansiolitici. Feci anche un altro giro tra i vicini, perchè per sapere il momento giusto per telefonare o entrare in casa l’uomo doveva starsene appostato a lungo nei dintorni, ma nessuno aveva mai notato niente. Mi ripromisi di telefonare al mio cliente, il giorno dopo, per chiudere il caso, convincerlo a lasciarmi tutto l’anticipo e consigliargli un altro medico, perché non c’era nessuno che ce l’avesse con lei. Con lui, lui… e dovetti ripetermelo mentre guidavo, mentre mi tornavano in mente le curve dei suoi fianchi ritratti sulle tele, lui, lui, lui, finché non arrivai a casa.

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Appunti di una crociata contro la parola intesa e interpretata come ribellione al diluvio verbale che segna la deriva dei nostri giorni. L’occhio avido del giornalista si tuffa in un luogo chiuso a tutti gli sguardi e profana il tempio dei silenzi dell’ultra-nazionalismo in Europa. Un Candide del terzo millennio che esplora, dissacra e perturba.

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